Prefazione al libro la Sorpresa e il Cambiamento

di Mauro Manica

Bion (1977) aveva avuto indubbiamente ragione quando si era trovato a sostenere l’esistenza di “pensieri in cerca di un pensatore”: pensieri selvatici, pensieri randagi, idee non ancora nate o in crescita che hanno bisogno di una mente che possa ospitarle.

I pensieri senza un pensatore pre-esistono alla creazione di un concetto e per diventare concetti hanno bisogno di uno o più pensatori che siano in grado di sognarli per poter arrivare a formularli come rappresentazioni di parola.

 E se questo incontro catastrofico contribuisce a rendere vivibile per ciascun essere umano la turbolenza dell’esperienza emotiva individuale, anche nel progredire del discorso psicoanalitico ci sono state, e ci sono, idee selvatiche (non ancora nate o in crescita) che erano, sono, e saranno in cerca di pensatori per poter diventare elementi capaci di espandere il sapere teorico e clinico della psicoanalisi.

E senza dubbio l’idea/emozione di sorpresa è una di queste idee selvatiche. Ha trovato ospitalità, per esempio, dentro la mente di Theodor Reik e Philip Bromberg (tra gli altri). E ora ha trovato un nuovo e originale contenitore nella mente di Vincenzo Marsili.

Se Reik (1936), parafrasando Freud (1899), aveva sostenuto che la sorpresa è la “via regia” (ancor più del sogno) per accedere all’inconscio, per Bromberg (2011) la sorpresa è uno strumento terapeutico che per conservare tale potenziale nella stanza d’analisi, deve manifestarsi come una “sorpresa sicura”.

 Nella prospettiva reikiana, il senso di sorpresa di fronte a un’idea improvvisa che affiora alla mente con un senso di verità è il sigillo psicologico che contrassegna nello psicoanalista l’esperienza di essere riuscito a intuire il significato inconscio di una serie di comunicazioni del paziente. Da quel momento in poi dovrà entrare in gioco un’operazione di chiarificazione razionale che si verifica nel corso del trattamento e rafforza il senso di sorpresa, confermando l’aderenza al reale dell’intuizione originaria, permettendo così di passare dal “veramente sorprendente al sorprendentemente vero” (Reik, 1936, p.61).

            Il percorso che conduce all’intuizione specificamente psicoanalitica sembra inteso da Reik in una dimensione a tutti gli effetti intersoggettiva: è la comunicazione conscia e inconscia del paziente che viene assimilata per introiezione dall’analista in ascolto. E questa assimilazione attiva nel terapeuta elementi rimossi nel suo inconscio, che fanno parte quindi della sua vita e della sua storia personale. Dando interiormente voce alle emozioni e alle idee attivate l’analista, a partire dal riconoscimento della propria esperienza emotiva, può arrivare a comprendere il significato della comunicazione del paziente.

Se la verbalizzazione interiore della propria risposta è sufficientemente aderente agli elementi inconsci riattivati, se ne è cioè un derivato diretto, l’analista proverà un inconfondibile senso di sorpresa (simile, dice Reik, a quello che proviamo, per esempio, quando incontriamo per caso una persona a cui stavamo pensando). La sorpresa è la “reazione al realizzarsi di un’aspettativa inconscia” (Reik, 1936, pp. 58-59), ma è anche la meraviglia prodotta dallo sperimentare la verità delle comunicazioni inconsce. E la restituzione al paziente dell’effetto prodotto sull’inconscio dell’analista dalle sue comunicazioni inconsce (del paziente), se effettuata con il giusto “tatto” (Takt), produrrà la stessa sorpresa che aveva generato nell’analista. E la sorpresa espressa dal paziente in risposta a questa intuizione, a questa consonanza emotiva, offrirà all’analista la conferma della validità e del timing corretto della propria interpretazione.    

            Nel discorso di Bromberg (1998-2001, 2006, 2011), d’altro canto, la sorpresa, purché sia “sicura”, diviene una delle più potenti leve dell’azione terapeutica della psicoanalisi. E’ una fonte continua di novità, di imprevedibilità e di spontaneità che si pone come garante del cambiamento che può avvenire tanto nel paziente come nell’analista.

            Le sorprese, però, costituiscono anche la causa delle principali difficoltà che possono insorgere nel corso del trattamento, perché la sorpresa talvolta supera la soglia dello shock, precursore di potenziali ri-traumatizzazioni. Per questo la sorpresa deve essere “sicura”, deve avere cioè un fondamento intersoggettivo che consenta la sintesi di vecchi e nuovi significati tramite la paradossale coesistenza di sicurezza e alterità. Attraverso sequenze di enactment, che fondano la possibilità di convocare parti del paziente traumaticamente dissociate (memorie del sottosuolo [Manica, 2011, 2013]; vite non vissute [Ogden, 2015, 2016]), l’analista è chiamato a partecipare alla co-creazione di qualcosa di nuovo piuttosto che alla conferma della correttezza delle sue teorie.

            Gli enactment, nella misura in cui riportano in vita aspetti del trauma evolutivo connesso agli stili patologici di attaccamento del passato del paziente, evocano l’ombra dello tsunami (Bromberg, 2011), il crollo già avvenuto (Winnicott, 1974 [1971]); ma una buona relazione analitica fornisce anche quello che nel passato è mancato: “un altro premuroso, autoriflessivo e coinvolto che non proteggerà costantemente la sua verità preservandola come autoevidente” (Bromberg, 2011, p. 110).

    Non possiamo allora non condividere l’opinione di Steven Cooper (2000) secondo cui, nella sua essenza, il processo  psicoanalitico comporta il rischio, tanto per il paziente quanto per l’analista, di dire e provare cose nuove, cose che inevitabilmente ci sorprenderanno quando emergeranno, ma che saranno indispensabili per ogni ulteriore cambiamento.            

            E la sorpresa e il cambiamento sono le voci portanti di nuovi pensieri che Vincenzo Marsili offre ai lettori. Sin dalle prime righe del suo bel saggio, sostiene che la sorpresa è una risorsa necessaria per la sopravvivenza, affondando le proprie radici (anche biologiche) nello psichesoma: “L’uomo  -scrive –  è fatto per essere sorpreso (p. 1)” e “L’emozione di sorpresa è fondamentale per la vitalità e il dinamismo psichico (p. 1)”.

            La sorpresa, quindi, è una fonte di conoscenza per gli esseri umani ma è anche il presupposto fondamentale per la realizzazione del cambiamento psichico: senza sorpresa non può avvenire alcuna trasformazione della sofferenza del paziente, anche se a volte queste trasformazioni comportano la necessità per l’equipaggio della caravella analitica di navigare attraverso agonie primitive, terrori senza nome e spaventosi stati di non esistenza, al fine di ritrovare quella che Ronald Laing (1962) aveva definito “l’integrità dell’essere essere umani”.

            Il pensiero di Vincenzo Marsili, però, non mette soltanto in relazione l’esperienza della sorpresa con quella dell’evoluzione psichica, ma costruisce un libro poliedrico e polisemico: è un saggio sulla fenomenologia e sulla psicoanalisi della sorpresa, o meglio, delle sorprese (le sorprese conoscitive, le sorprese del sogno, le sorprese precluse, le sorprese nelle situazioni di abuso, le sorprese nel delirio, le sorprese della cura, le sorprese vitalizzanti); è un prezioso manuale di insegnamento dell’ascolto psicoanalitico; e, per la ricchezza del materiale clinico presentato, è anche un laboratorio vivente di tecnica analitica, che consente al lettore di partecipare alle emozioni e alle azioni di una cura nel momento stesso in cui questa cura si realizza.

            E allora veniamo toccati dalla vignetta di Federico che, facendo per la prima volta un dono, scopre la gratuità degli affetti. Oppure incontriamo l’antropofaga Anna o l’anfibio Agostino che grazie alla presenza appassionata dell’analista entrano in contatto con immagini dell’inconscio originario, parti di sé collegate a esperienza pre-simboliche e pre-verbali che altrimenti sarebbero state irrecuperabili. O ancora, tra gli infiniti esempi del libro, conosciamo Rebecca , sopravvissuta a un defenestramento, e vediamo come un analista che riesce ad accettare di diventare un oggetto traumatico per procura (Grotstein, 2000) si trasforma progressivamente in un oggetto che restituisce a Rebecca il diritto di vivere e di essere amata.

            Come già ho detto gli esempi clinici che Vincenzo Marsili presenta nel libro sono infiniti, e nella loro ricchezza quantitativa conservano costantemente una qualità lirica, poetica ed emotivamente autentica che trascina il lettore nel cuore di quella che è e che dovrebbe essere ogni esperienza di cura psicoanalitica. Del resto Vincenzo Marsili è uno psicoanalista che ha dedicato una parte importante della propria vita professionale alla cura dei pazienti più gravi in un Servizio psichiatrico di diagnosi e cura. Ma Vincenzo Marsili è anche un uomo dotato di una profonda cultura scientifica e umanistica: e anche questa sua ricchezza si riversa nel libro coinvolgendoci in un discorso intenso e avvincente che dialoga con la letteratura psicoanalitica  – da Freud a Jung, da Ferenczi a Kohut, da Bion a Ferro, solo per citare alcuni autori a cui si riferisce –  ma dialoga anche con le neuroscienze, la sociologia, l’antropologia, la poesia, il teatro e la mitologia.

             Quello che ho proposto sino a questo punto è il mio “cammino” di lettura di un libro che merita senza dubbio di essere letto, ma è auspicabile che ogni lettore a partire dalle mie suggestioni possa trovare il suo cammino di lettura, perché come ci ricorda Vincenzo Marsili citando Eraclito (Frammento 18 DK):

 Se non si aspetta l’inaspettato, non lo si scoprirà, essendo inesplicabile e senza vie d’accesso.

Bibliografia

BION, W.R. (1977), Addomesticare i pensieri selvatici, tr.it. FrancoAngeli, Milano 1998.

BROMBERG, M.P. (1998-2001), Clinica del trauma e della dissociazione. Standing in the

Spaces, tr.it. Raffaello Cortina Editore, Milano 2007.

BROMBERG, M.P. (2006), Destare il sognatore. Percorsi clinici. tr.it. Raffaello Cortina Editore, Milano 2009.

BROMBERG, M.P. (2011), L’ombra dello tsunami. La crescita della mente relazionale, tr.it.

Raffaello Cortina Editore, Milano 2012.

COOPER; S.H. (2000), Objects of Hope: Exploring Possibility and Limit n Psychoanalysis, The Analytic Press,  Hillsdale, New York.

FREUD, S. (1899), L’interpretazione dei sogni, OSF, 3.

GROTSTEIN, J.S. (2000), Chi è il sognatore che sogna il sogno?, tr.it. Magi, Roma 2004.

LAING, R. (1962), L’io e gli altri, tr.it. Rizzoli, Milano 2002.

MANICA, M. (2011), Memorie del sottosuolo: eruzioni vulcaniche e scosse telluriche, lavoro presentato al 14° Colloquio Franco-Italiano di Psicoanalisi, SPP-SPI, “Memorie e reminiscenze, Roma, 12-13 novembre.

MANICA, M. (2013), Ogni angelo è tremendo. Esplorazioni ai confini della teoria e della clinica psicoanalitica, Borla, Roma.

OGDEN, T.H. (2015), La paura del crollo e la vita non vissuta, tr.it. in Riv. psicoanal., LXI, 1, pp. 5-27.

OGDEN, T.H. (2016), Vite non vissute. Esperienze in psicoanalisi, tr.it. Raffaello Cortina

Editore, Milano.

REIK, T. (1936), Surprise and the Psycho-Analyst, Kegan Paul, Trench, Trubner, London.

WINNICOTT, D.W. (1974 [1971]), La paura del crollo, tr.it. in Esplorazioni psicoanalitiche, Raffaello Cortina Editore, Milano 1995.